mercoledì , 4 Dicembre 2024

Le testine del morsetto

Rimuginando sul problema postomi da SergioCH riguardo alla testina, soprattutto le pinze, del suo morsetto, che a stringerle lasciano scappare l’amo, ho deciso di analizzare il funzionamento delle diverse tipologie di pinze in commercio e dei loro “becchi” (termine suggeritomi dal sito di un valido fabbricante di morsetti).

Essendo pure difficile sia la spiegazione che la comprensione del meccanismo, soprattutto per coloro che si avvicinano o vogliono avvicinarsi al mondo del Fly Tying, ho ritenuto opportuno proporre l’articolo attraverso disegni.

Cominciamo descrivendo la tipologia della pinza del morsetto di Sergio, prodotto da una nota e storica marca italiana e ne illustriamo qui sotto il meccanismo, in sezione, di serraggio.

 

Figura 1 - A riposoFigura 1 – A riposo Inserendo un amo e serrando normalmente.
Figura 2 - Serraggio normale
Figura 2 – Serraggio normale
Cerchiamo di analizzare le forze che interagiscono.
Figura 3 - Forze che interagiscono
Figura 3 – Forze che interagiscono

Da questa analisi possiamo intuire che dopo diverso tempo, o con l’uso intensivo, o peggio con l’uso di ami grandi o di sezione grande, senza l’uso della testina apposita (per questo il morsetto in questione è fornito di n° 3 testine di diversa grandezza), serrando troppo forte e complice una tempra poco adatta, i becchi delle pinze possano deformarsi, anche se impercettibilmente, ma quanto basta. Per questo richiamo un’affermazione dello stesso Sergio < Soprattutto mi stupisce sempre il fatto che l’acciaio, malgrado le apparenze macroscopiche, in realtà è un materiale “vivo” e tutt’altro che omogeneo>.

Figura 4 - Deformazione delle pinze sotto sforzo eccessivo
Figura 4 – Deformazione delle pinze sotto sforzo eccessivo

 

A questo punto ci ritroviamo con una pinza se non deformata, anche se di pochi centesimi di millimetro, almeno con la sua struttura metallica che ha memorizzato la deformazione, precisamente con la zona deformata che ha perso quel legame, diciamo a livello molecolare.A farne le prime spese saranno gli ami piccoli o di sezione piccola, che quando li inseriamo e andiamo a stringere, ci accorgiamo che non si fissano solidamente e di conseguenza stringiamo ancora, peggiorando sempre più la situazione deformando ancora i becchi e facendo sfuggire l’amo dalla presa.Qui lo noteremo, anche, dopo inserito l’amo stesso, quando mettiamo il filo di montaggio e facendo flettere il gambo ne creiamo, qui, una piccola deformazione della sezione facendogli perdere l’attrito con i becchi …. e buonanotte schizza via.Lo stesso problema può succedere alle pinze nuovissime nel caso abbiamo ricevuto una tempra che abbia reso la struttura metallica troppo elastica facendo fare ai becchi il lavoro di una molla che prima si deforma e torna al suo stato iniziale … dopo che l’amo è schizzati via, facendoci andare in pesanti escandescenze per ritrovarlo sotto tavoli e  mobili.

Visti i limiti di questa tipologia di pinza, i suoi becchi dovrebbero essere realizzati a forma rientrante come in fig. 5.

Figura 5 - Pinza con becchi rientranti
Figura 5 – Pinza con becchi rientranti

 

Ma questo comporterebbe una lavorazione di particolare precisione con apposite frese, rendendo il prodotto poco concorrenziale dal punto di vista commerciale.

Viceversa, se si adotta una tempra troppo dura, si rende il metallo troppo rigido, e i becchi possono spezzarsi molto facilmente.

A conclusione di questa tipologia di pinze, si consiglia di non forzare troppo il serraggio e di adoperare la pinza adatta alla misura della sezione dell’amo. Non ci sono alternative.

Bisogna ammettere che gli anglosassoni, sono più avanti di noi nella progettazione e realizzazione di questi attrezzi, sicuramente avendone fatta l’esperienza necessaria, e soprattutto perché i loro modelli sono progettati, se non realizzati, dai Fly Tier stessi, come in Italia un bravissimo artigiano e inventore, lui stesso pescatore a mosca e costruttore di artificiali, ne ha progettato e realizzato uno veramente valido e all’altezza dei più blasonati.

Questi morsetti, lavorano con il principio di stringere i becchi. non tirandoli verso il serraggio, ma spingendo i becchi, in modo che questi anche se si deformano hanno lo spazio esterno, alle punte, sempre inferiore a quello della sezione dell’amo, evitando che questo scivoli via.

 

Figura 6 - Modello Thopmson
Figura 6 – Modello Thopmson

 

Senza fare le marche, per motivi di correttezza, qui sotto illustreremo le pinze adoperate a corredo dei diversi modelli validi in commercio. I più esperti in materia sapranno indovinare a quale marca di morsetti appartenga la tipologia delle pinze.

Questo sistema lavora a spinta tramite una leva a camme o vite; il corpo pinza (arancio) incuneandosi nella strozzatura del supporto (grigio), provoca la chiusura del becchi verso l’interno. é apprezzato soprattutto per gli ami piccolo, mentre per gli ami grandi, necessita di un complesso testina/pinza  adatta, a causa del limitato spazio tra i becchi. Per agevolare lo scorrimento del corpo pinza nel supporto, si consiglia di tenere quest’ultimo sempre pulito e lubrificato.

 

Figura 7 - Modello Renzetti-Griffin
Figura 7 – Modello Renzetti-Griffin

 

Questo sistema semplice ed intuitivo lavora con due corpi che sono nello stesso tempo pinza e becco. Il pregio è che in questo caso non abbiamo bisogno di altre testine perché lo spazio per la sezione dell’amo lo possiamo impostare agendo sulla vite di regolazione, che è quella posta verso la punta, mentre il serraggio può essere eseguito sia con una vite o con una leva camme. é un sistema robusto ed eterno, con un solo punto debole: il cerchietto di gomma, o-ring, che tiene uniti i due becchi, che dopo un po’ di tempo tende a “scaldarsi” e spezzarsi. Conviene sempre portarsene un paio di scorta a meno che non ci sia qualche meccanismo che tenga il tutto unito. Qui di raccomanda la solita pulizia, soprattutto delle facce interne dei becchi, da colla e altri impiastri che usiamo per costruire, proprio per evitare che l’amo scappi all’improvviso al momento meno opportuno.

Figura 8 - Modello Cottarelli
Figura 8 – Modello Cottarelli

 

Adesso vediamo come funziona l’ultimo sintema proposto, ultimo anche come progetto e realizzazione in ordine di tempo. Se guardiamo bene il complesso, esso ci ricorda un utensile al quale qualcuno di noi avrà fatto ricorso quando ha perso le chiavi del lucchetto che chiudeva la catena antifurto del ciclomotore o di qualche cancello: la cesoia tronchese.

 

Tronchese

 

Questa pinza lavora con lo stesso meccanismo, solo che per motivi d’ingombro è stato adottato un sistema diverso dalle lunghe leve.

Partendo dal principio dell’applicazione di una forza relativamente bassa per una restituzione di una altrettanto potente grazie ad un gioco di leve, si è arrivati a questa soluzione, che non è altro un meccanismo simile a quello citato appena precedentemente. Come dal disegno vediamo che per mezzo di una vite, il cono (qui rappresentato in sezione da un triangolo, incuneandosi nella parte posteriore dei becchi, imperniati in una robusta piastra, li allontana, mentre dall’altra parte le punte si avvicinano … forse più facile a vedersi che a spiegare. Inoltre i becchi lavorando sulla sezione più larga sono meno o per nulla soggetti a deformarsi, anche grazie alla poca forza che deve essere applicata per un buon serraggio.

L’unico problema è la difficoltà necessaria per la sua realizzazione e il numero dei pezzi necessari per comporre la testina completa, che ne giustifica l’alto costo della stessa, soprattutto per il fatto che per coprire tutto lo spettro dei diametri del gambo dell’amo, sono necessarie tutte le tre testine complete che offre il catalogo. Ma essendo un prodotto italiano, il suo prezzo lo rende competitivo rispetto ad altri attrezzi di pari fascia, perché chi lo commercializza è titolare della stessa azienda produttrice, cioè una torneria specializzata, nonché appassionato del nostro sport.

Per la sua manutenzione, che non guasta mai, è necessaria una pulizia e leggera lubrificazione degli snodi.

Credo di essere stato abbastanza esauriente nell’illustrarvi e descrivervi i principali sistemi di serraggio, scusando per averne omesso qualcuno a Voi noto, anche per dare un’indicazione ai vostri futuri acquisti, ricordandovi che anche il miglior morsetto in circolazione se trascurato e maltrattato non vi darà mai le soddisfazioni di un morsetto molto più modesto ma trattato con cura …. un po’ come la famosa e bellissima mosca che posata male, prende meno di un’infima moscaccia, da emporio cinese, posata a regola d’arte.

 

Alla prossima.

Eri D’Addario

 

About Roberto

Approdato alla pesca con la mosca artificiale nel 1976, ne trae il massimo della soddisfazione grazie al connubio con la passione della fotografia e delle scienze naturali.
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