giovedì , 10 Ottobre 2024

Rinaturalizzare la pesca?

chiese-a-condino-2013In questi ultimi anni il mondo della pesca sta cambiando.

La salvaguardia dei nostri fiumi e dei suoi abitanti, sta’mutando e si sta avvicinando sempre di più alle riserve pronta pesca.

I vari concessionari della acque, per avere un certo numero di associati a loro supporto, quindi per rimanere a galla economicamente, aumentano la quantità dell’offerta ai pescatori a discapito della qualità e della naturalezza della pesca.

Vengono rilasciati sempre più spesso degli esemplari adulti e di buona stazza per offrire al pescatore una bella giornata di pesca unicamente perché se ritorna a casa contento delle sue catture ne parla e con il passa parola probabilmente, anzi quasi sicuramente, porterà dei nuovi clienti, perché alla fine questo siamo e stiamo diventando: clienti.

Non siamo più abituati alla sconfitta, a tornare a casa a mani vuote, ma dobbiamo per forza catturare, fare foto, documentare, come per dimostrare al mondo il nostro valore di pescatori.

Non ci interessa più il contesto, l’insieme naturale della pesca e dell’ambiente in cui ci troviamo con le catture che ci può regalare un luogo, un luogo il più naturale possibile cioè più a misura animale che non a misura d’uomo.

Cos’è tutta questa fretta, questa bramosia di dimostrare agli altri di aver avuto successo sapendo benissimo di aver pescato in un laghetto a pagamento.

I nostri fiumi stanno diventando dei laghetti a pagamento, dove il concessionario immette pesce che poi l’associato cattura e se l’associato si diverte probabilmente rifarà il permesso chiudendo quindi quel cerchio economico, senza capire che in fin dei conti siamo diventati solo dei numeri per far quadrare il bilancio.

Dove è andata a finire quella sana voglia di ripopolare un fiume il più naturalmente possibile per aiutare la natura a ripristinarsi dopo un brutto evento come una piena, un inquinamento, una carenza d’acqua, ecc.., che ne ha causato una perdita di qualità. Il controllo della flora acquatica e delle rive dove vivono gli insetti indispensabili alla vita del fiume e che ora vengono rasate e pulite, cementate, pietrificate, per fare spazio al pescatore della domenica, senza parlare dei nuovi manufatti che sorgono qui e là sui fiumi e torrenti sotto l’egida dell’energia verde ma che rovinano e modificano inesorabilmente l’abitat naturale dei nostri fiumi.

E che dire poi del rilascio di materiale non autoctono che è vietato ma che qualcuno ancora autorizza solo per il godimento e la gioia dei sopracitati pescatori.

Dove sono andati a finire quei controlli che si facevano anni orsono sulla fauna bentonica, intesa come quantità di cibo che può offrire un fiume ai suoi abitanti, rilasciando quindi una quantità controllata per il ripopolamento a misura di fiume, che da tanto non sento più ripetersi.

A nessuno importa questo.

La parola d’ordine è diventata ormai quella della domanda e dell’offerta.

A conferma di ciò basta vedere le foto pubblicate su riviste, in rete o nei vari social network negli ultimi anni, dove si vedono sempre più spesso trote magre e lunghe catturate in ambienti dove il cibo scarseggia e che quindi sono state rilasciate già adulte, per il solo fine della cattura, non della pesca in prospettiva con l’ambiente.

Piange il cuore vedere la natura trattata a mo’ di supermercato o di parco di divertimenti, perché su questa soglia stiamo arrivando. I fiumi sono usati come contenitori asettici di materiale per il nostro divertimento e non come parte dell’ambiente che ci circonda, a cui dobbiamo rispetto e da cui potremo avere momenti di vera pesca e di vita indimenticabili. Tutto questo si vede amplificato e ce ne se rende conto maggiormente, in torrenti o fiumi medio piccoli ma anche nei grandi, magari sotto altri aspetti, è la stessa cosa.

Da qui a recarsi in pesca dall’altra parte del mondo per provare sensazioni, che da noi ormai sono sopite, sensazioni di catture di taglia, di pesce ancora selvatico che si comporta ancora come tale. E quindi ci rechiamo all’estero per avere quegli stimoli che qui non ci sono più, da noi tutto sta diventando a dimensione di pesca sportiva a pagamento.

Basterebbe poco rimettere le cose nel verso giusto e nella giusta dimensione ma nessuno ne ha la voglia o l’intenzione e nel frattempo il decadimento dei nostri fiumi sta inesorabilmente continuando.

Vorrei tantissimo sperare che questi pensieri siano solo delle elucubrazioni di una mia giornata partita male e non quello che veramente sta accadendo.

r.t.

 

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