II lancio sottovetta è un lancio particolarmente bello da vedere e molto efficace in pesca. Come al solito inizieremo parlando della sua utilità, dell’effetto che produce sulla coda e in acqua, e successivamente indicheremo come eseguirlo.
Prima di tutto questo è opportuno dare alcune spiegazioni sull’origine del suo nome.
Il termine “sottovetta” sta ad indicare che la coda nel lancio in avanti passa sotto la vetta della canna; questa è la caratteristica fondamentale di questo lancio, ma spesso si è abusato di questa definizione per far diventare “sottovetta” anche lanci che con esso hanno in comune il solo fatto che la coda passi sotto al vettino. Oltre alla caratteristica appena citata, il sottovetta ne ha altre quali:
· velocità
· traiettoria angolata
· loop stretto e cuneiforme che viaggia piatto e vicino alla superficie dell’acqua
· shooting ritardato
· mosca in testa
· precisione
Per le sue peculiarità, il lancio sottovetta può essere usato sia per combattere il dragaggio, che per penetrare al di sotto della vegetazione con particolare silenziosità e precisione, presentando in acqua prima la mosca. A seconda di come si dosa lo shooting si può decidere di posare il finale leggermente curvo, raggruppato oppure completamente disteso; in questo ultimo caso il sottovetta assume, nel momento della posa, i connotati di un angolato, infatti dalla dinamica di quest’ultimo si differenzia solo per l’altezza ed il rispetto del piano.
Il sottovetta può essere effettuato in due modi principali:
“a coda alta”, intendendo con ciò che il lancio parte con la coda piuttosto alta alle nostre spalle per poi essere indirizzata in acqua con una angolazione molto marcata
“a coda bassa” o “con traiettorie quasi orizzontali”, con la coda in movimento vicina alla superficie dell’acqua e loop piatto
Nel primo caso l’utilità del lancio non è molta, in quanto non permette di entrare sotto la vegetazione, se non molto alta sulla superficie dell’acqua (si ricordi in proposito quanto detto nel radente), può essere efficace nel caso si voglia “curvare” anche la coda o solo il finale, magari scavalcando una corrente in distanza, in tutti gli altri casi esistono lanci migliori per ottenere questi risultati.
Più interessante ed esteticamente valido è il caso in cui la coda viene mantenuta bassa rispetto alla superficie dell’acqua, in quanto permette di penetrare efficacemente sotto la vegetazione regolando a piacimento l’angolazione della traiettoria e il disallineamento (o disassamento) delle code a seconda delle necessità.
Se stiamo eseguendo un sottovetta “a coda alta” avremmo proiettato la coda alta nel back cast e, per produrre il disassamento, dovremmo applicare una leggera torsione oraria del polso durante il momento spinta. Per capire come ruotare il polso, immaginate di voler “avvitare” la canna, il movimento del polso assume i connotati di una semi-spirale e questo produce un piccolo disassamento che, nel momento di ritornare in avanti, porta la coda lateralmente rispetto all’asse della canna e in virtù della torsione applicata la costringe la coda ed il finale a passare sotto al vettino.
Se stiamo eseguendo sottovetta basso. Partiamo spostando il piano verso un angolo più piccolo (indicativamente intorno ai 15° rispetto al piano dell’acqua) e utilizziamo, su questo piano, lo stesso movimento dell’angolato. Qui è importante nel fare attenzione all’essere ben allineati nel back cast altrimenti si rischia di toccare l’acqua con la coda.
Una volta che la coda sarà ben distesa all’indietro inizieremo l’azione di lancio in avanti ancora come se fosse un angolato ma, al fine di produrre il disassamento cercato, effettueremo:
· sia la stessa torsione oraria del polso nell’asse della canna durante un momento spinta direzionale
sia un semplice sollevamento del vettino durante il momento spinta direzionale
È molto importante che il vettino si sollevi (vedi foto 5) o ruoti sul suo asse ( in base al tipo di fuori piano che si vuole ottenere ) esattamente al termine del momento spinta o perché in questo modo intervenendo nell’attimo della formazione del loop, creando il disassamento caratteristico del sottovetta.
Se tutto è stato eseguito correttamente otterremo ancora una volta un loop cuneiforme e molto stretto in virtù del fatto che questo è stato creato con una spinta molto lineare e direzionale e viaggia parallelamente alla superficie dell’acqua.
Se si è data la giusta direzionalità al lancio sarà sufficiente un minimo ma costante innalzamento dellla vetta per mantenere la tensione e quindi la velocità del loop. Nel caso in cui vengano usati finali molto lunghi è necessario che la vetta venga mantenuta un po’ più alta, appunto perché a causa della scarsissima rigidezza di questo tipo di finale, potrebbe essere più difficoltoso controllare piccoli sbandieramenti che potrebbero inevitabilmente toccare l’acqua.
Il fuori piano e quindi disallineamento può essere favorito da una piccola torsione del polso oppure da una rotazione più ampia ma bisogna fare molta attenzione che questa non sia eccessiva e repentina (in gergo si parla di “schucchiaiata”) altrimenti il finale, a seconda della sua lunghezza, finirà per toccare l’acqua prima che il loop si sia completamente aperto se indirizzeremo la rotazione troppo verso il basso, oppure ritardando ed accentuando la spinta in rotazione verso l’alto avremo come risultato un “loop impennato”, un’altra piccola chicca potrebbe essere quella di riuscire a far pattinare la mosca durante la distensione del finale semplicemente cercando e trovando la giusta traiettoria, sarà solo la passione e l’allenamento costante che ci permetterà di controllare ed intervenire su questi piccolissimi dettagli.
piano quasi orizzontale e canna bassa
disassamento grazie al vettino che si solleva o alla torsione/rotazione del polso durante il momento spinta mantenendo il palmo della mano nel piano
necessita di loop stretto con piccoli disassamenti e shooting ritardato per portare la mosca in testa
loop cuneiformi in virtù della velocità e del risultato che si vuole ottenere
· possibilità di penetrare sotto la vegetazione ma con l’accortezza di essere molto bassi sull’acqua, con loop stretti, controllo ottimale della velocità, della linearità, direzionalità e dello shooting