Il lancio sovrapposto è un lancio che trae il suo nome dal comportamento dei tratti di coda superiore ed inferiore che, sin dalla formazione del loop in avanti, si trovano “una sull’altra” sullo stesso piano.
Tale caratteristica viene mantenuta fino alla completa distensione del finale che avviene “srotolandosi” dal loop appoggiato sulla superficie del’acqua.
Spesso in pesca, soprattutto nei piccoli fiumi di collina e nei torrenti appenninici, lungo le sponde del corso d’acqua troviamo la vegetazione, tipo rami e tronchi caduti che formano dei piccoli archi, anfratti o pertugi al di sotto dei quali naturalmente scorre il fiume; qui, preferibilmente, trovano riparo e cibo i pesci. Ovviamente posizionare la mosca all’interno di questi posti, tra la vegetazione, le nostre possibilità di cattura aumenterebbero notevolmente, in questi casi l’esecuzione di un buon sovrapposto ci permetterebbe di raggiungere i nostri amici pinnuti nascosti molto in profondità.
In un sovrapposto eseguito correttamente l’obiettivo è di “appoggiare” il loop sull’acqua nel momento in cui questo dalla coda passa al finale. Con il termine appoggiare si intende che il loop deve arrivare a toccare l’acqua con un angolo di incidenza molto basso; in altri termini cercare riuscire a trasformare una traiettoria angolata in una parallela portando il loop ad essere tangente alla superficie dell’acqua.
In questo modo la parte più spessa del finale, grazie all’attrito dell’acqua viene improvvisamente frenata, consentendo alla parte superiore di acquisire ulteriore velocità e di svolgersi sfiorando o addirittura pattinando sulla superficie dell’acqua. Se abbiamo formato un loop sufficientemente stretto la mosca tende ad abbassarsi sull’acqua e a viaggiare quasi parallela e vicinissima ad essa. È intuitivo che un lancio che proietta la mosca con tali caratteristiche può potenzialmente penetrare in pertugi nella vegetazione anche molto piccoli e vicini alla superficie del fiume. Con una adeguata velocità di esecuzione e uno shooting calibrato il sovrapposto è in grado far penetrare molto in profondità la mosca, anche per oltre la metà del finale. Il sovrapposto è anche un lancio spettacolare dal momento che se eseguito in velocità e da una posizione inginocchiata o comunque molto vicina alla superficie dell’acqua fa in modo nel momento in cui il finale tocca l’acqua di creare una scia di piccole onde che si aprono a V e danno l’impressione che la mosca stia “pattinando” sulla superficie dell’acqua per infilarsi al di sotto della vegetazione.
Nel sovrapposto è fondamentale che le due parte del loop viaggiano sullo stesso piano. Si fa presente che, se è possibile variare i piani di lancio del sovrapposto secondo la situazione di pesca, è importante che l’allievo faccia attenzione alla necessità dì eseguire il sovrapposto sulla verticale.
Per fare in modo che il loop viaggi lungo una traiettoria che nel punto prestabilito sia più tangente possibile al piano dell’acqua dobbiamo controllare il lancio indietro; infatti, mentre nell’angolato abbiamo bisogno dì proiettare la coda alta alle nostre spalle, nel sovrapposto dobbiamo cercare di mantenerla sollevata quel tanto che basta per distendersi dietro di noi parallelamente alla superficie liquida e ad una altezza pari all’indica alla nostra spalla o poco di più. Tra i vari modi di ottenere un corretto lancio indietro, un aiuto decisivo per la corretta predisposizione della coda al sovrapposto lo si ha risollevandola dall’acqua con un ondulato, perché al termine di questo lancio abbiamo tutte le caratteristiche richieste alla coda dal back cast per il sovrapposto.
Altro requisito per l’esecuzione di un buon sovrapposto, forse più importante, è quello di partire con l’azione di lancio in avanti lasciando alla coda dietro il tempo di abbassarsi leggermente.
Ipotizziamo quindi aver portato la coda dietro di noi su un piano verticale e mantenendola parallela alla superficie, ad una altezza pressoché pari a quella della spalla e con la canna scarica.
Da questa posizione seguiamo ancora una volta con la mano una traiettoria lineare inclinata verso l’acqua. Tuttavia, mentre nell’angolato ci preoccupiamo di mantenere la linearità fino alla fine portando subito avanti il vetrino, nel sovrapposto fletteremo leggermente all’indietro il polso alleggerendo ulteriormente la presa della canna in modo che essa possa “ballare” leggermente all’interno della mano. Questo ci permette di mantenere il vettino in “ritardo” rispetto alla mano.
Una volta indirizzato il lancio verso la superficie, al fine di stringere e appoggiare il loop sull’acqua recupereremo repentinamente il ritardo del vettino con una veloce e decisa flessione in avanti del polso. Se abbiamo eseguito il tutto correttamente, dovremmo avere il braccio disteso e basso e il vettino della canna che punta sull’acqua.
Successivamente, alla flessione del polso seguirà un piccolo ammortizzamento e lo shooting. Quest’ultimo deve essere controllato con cura, in quanto, a seconda di come si regola lo shooting, si possono ottenere risultati diversi: uno shooting molto ritardato distende perfettamente il finale e rende il lancio molto penetrante, contrariamente, uno shooting leggermente anticipato produce un piccolo raggruppamento del finale vicino alla mosca, permettendo di combattere il dragaggio e dare tempo al pesce di ghermire l’artificiale.